Il turismo enogastronomico raggiunge  2,4 milioni di presenze

Il turismo enogastronomico in Italia è passato dall’essere un’esperienza di nicchia nei primi anni 2000, ad un mercato che muove 2,4 milioni di viaggiatori.
La crescita di questo settore turistico consegue alla valorizzazione attenta e mirata dei prodotti italiani all’interno ed all’estero. Molto si deve alla fama consolidata del Made in Italy, che in molti casi rappresenta il primo contatto per i turisti stranieri

Dalle prelibatezze dell’alta cucina italiana, ai ristoranti a conduzione familiare, ovunque nel mondo i piatti italiani sono sinonimo di qualità, gusto e convivialità. A fare la differenza sono le materie prime, che anche dagli scaffali dei supermercati, contribuiscono a connetterci anche con le culture più lontane. Attraverso il gusto ed i sapori della tradizione c’è chi torna a casa per riscoprire un legame familiare e chi viene in Italia per assaggiare, preparare e vivere la nostra cucina.

Data la vicinanza semantica e concettuale tra l’enogastronomia e l’Open Air, gli imprenditori della ricettività all’aria aperta possono rappresentare un ponte tra i turisti e le eccellenze nostrane, diventando di fatto un hub del territorio, tramite azioni di marketing apposite. Con campagne articolate per far conoscere i migliori prodotti enogastronomici italiani, infatti, l’offerta dell’Open Air italiana può arricchirsi di contenuti e input positivi e di qualità.

Turismo enogastronomico in Italia

Storicamente, il turismo enogastronomico in Italia non ha una storia lunga secoli. Basti pensare che solo agli inizi degli anni 2000, chi si muoveva esclusivamente per assaggiare i sapori italiani faceva parte di una nicchia parecchio ristretta. Oggi, al contrario, la popolarità del viaggio enogastronomico è ai suoi massimi storici. Il Made in Italy è stato il traino di questo sviluppo così veloce e intenso, aiutato però anche dall’azione degli influencer travel e food che sui social network, esaltano la cucina italiana in ogni parte del globo.

Per dare un peso al turismo enogastronomico in Italia, basta guardare i dati (2024) diffusi da Enit in occasione della Giornata della Ristorazione:

  • +176% nei soggiorni,
  • 2,4 milioni di presenze,
  • 395,5 milioni di euro di spesa internazionale (+9% rispetto al 2023).

Come sottolinea anche il Ministro del Turismo Daniela Santanchè, “l’enogastronomia è sempre più un fattore identitario e attrattivo dell’industria turistica italiana: con una spesa per la tavola che si avvicina ai 400 milioni di euro, le eccellenze agroalimentari nostrane rappresentano un motore di crescita esponenziale per i flussi internazionali, nonchè fonte di benefici tangibili per le economie locali”.

I maggiori appassionati della tavola italiana sono gli inglesi, i tedeschi, gli spagnoli e gli statunitensi. I secondi, peraltro, sono anche gli ospiti che maggiormente prediligono le strutture ricettive all’aria aperta italiane, portatori di un forte indotto trasversale nei territori dove soggiornano.

Un canale da valorizzare per l’Open Air

Il legame del comparto Open Air con le eccellenze della tavola è molto stretto e radicato nel tempo, in quanto il turismo all’aria aperta è da sempre parallelo a quello enogastronomico. Le due esperienze vanno di pari passo da decenni, mettono in campo sempre nuovi accordi, nuovi progetti e nuove sinergie tra strutture ricettive e aziende locali, dalle forniture per i propri ristoranti ad esperienze e suggerimenti che seguono il senso inverso.

Quello enogastronomico è un turismo che si sposa bene anche con il concetto di sostenibilità, e che trova nell’Open Air un bacino di utenza molto ampio e affine. Tutte queste caratteristiche fanno sì che le due realtà si trovino spesso a coesistere e cooperare, in un asset vincente, che sta andando nella direzione giusta ma che può ancora crescere molto e far conoscere ancora più a fondo la cultura italiana, le sue tradizioni culinarie e le sue eccellenze. Lo sottolinea anche Ivana Jelinic, AD di Enit Spa: “Attraverso l’unicità dei nostri prodotti, facciamo conoscere il made in Italy all’estero, innestando una filiera produttiva che crea valore, ed investimenti, grazie al ritorno in termini di spesa e soggiorni”.

Autore
  • Erika Fameli

    Romana, appassionata di viaggi e di scrittura, da diversi anni ha trasformato le sue passioni in un lavoro. Ex Executive Assistant di Faita Federcamping, ha lavorato come Social Media Manager e oggi collabora come copywriter freelance con riviste online tourism-oriented e non solo.

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