Turismo industriale: quando la destinazione è un’azienda

Il turismo esperienziale è da tempo al centro dell’attenzione. In concreto si tratta di aggiungere al viaggio le condizioni per dare all’ospite emozioni vere e creare ricordi autentici. In questo senso anche le grandi industrie italiane, che hanno fatto la storia del Made in Italy, non potrebbero rappresentare un’attrattiva turistica da conoscere?

Si chiama turismo industriale, e per alcune realtà della Penisola potrebbe diventare una chiave di lettura innovativa e mai esplorata prima, in grado di conciliare un lato più tecnico e operativo al leisure e alle emozioni.

L’industrialità italiana e il suo potenziale

Le industrie italiane sono famose in tutto il mondo, e in tutti i campi della produzione esiste un marchio di eccellenza che ci appartiene. Dalle grandi aziende enogastronomiche alle industrie tessili, ovunque esistono realtà iconiche che non solo fanno la fortuna dei territori, ma che sono in grado di attirare appassionati, curiosi e visitatori da ogni parte del mondo.

Si tratta di un potenziale ancora in gran parte inespresso, che ben si coniuga sia con  la destagionalizzazione ed il decentramento, sia con l’interesse dei viaggiatori a conoscere da dentro la filiera produttiva dei prodotti più noti del Made in Italy. Chi viaggia infatti, vuole toccare con mano, entrare in contatto e scoprire in prima persona cosa si cela dietro le grandi storie e le grandi etichette.

Si tratta, dunque,di una sotto categoria del turismo esperienziale che unisce l’iconicità italiana con il suo saper fare, saper creare e saper raccontare. Non solo osservazione passiva di spazi museali dedicati a questa o quella fabbrica, ma veri e propri tour per scoprire i dettagli e i segreti dei processi produttivi, il lavoro dietro ogni prodotto finito, e persino l’esperienza in prima persona di alcune fasi della produzione.

Il caso di Torino, tra industrie ed eventi

Il caso di Torino, in questo senso, è emblematico. La città infatti, è passata dall’essere considerata un mero polo industriale (casa della FIAT, della Lavazza, della Cirio e tante altre industrie di altissimo valore) ad una destinazione turistica interessante sotto tanti punti di vista. La creazione di eventi come il Salone del Libro o le Universiadi hanno contribuito a creare una periodicità turistica in una città che puntava tutto sul duro lavoro. Non solo, perché da un anno a questa parte la città ha deciso di puntare proprio sul turismo industriale per diversificare ancora di più la sua attrattiva già in forte ascesa. Come sottolinea Laura Zegna, Presidente della Commissione regionale Industria del Turismo in Confindustria Piemonte, “l’anno scorso è andata benissimo. Le imprese aprono le loro porte e mostrano non solo i musei, se li hanno, ma anche le fasi di lavorazione: si tratta di un ottimo prodotto di marketing”. 

Turismo industriale e Open Air: un territorio inesplorato

Un legame tra il turismo industriale e l’Open Air è un territorio ancora inesplorato, e che proprio per questo può rappresentare un interessantissimo argomento di discussione. Aprire l’Open Air alle industrie, e aprire le industrie ai turisti Open Air può significare creare nuove sinergie e nuova offerta. In particolare, le industrie che adottano processi di produzione sostenibili e quelle legate alle nuove tecnologie, risultano essere quelle più appealing per il pubblico del turismo all’aria aperta. Non ci si deve dimenticare poi, delle grandi fabbriche dell’enogastronomia, che con l’Open Air hanno già ponti e legami in atto. Non più solo piccole aziende e realtà locali, ma anche grandi nomi che si conoscono in tutto il mondo, e di cui i viaggiatori sono curiosi. Quello che serve, per realizzare questo tipo di sinergia, è un progetto comune, una regia ai piani alti in grado di coordinare l’offerta e posizionarla sul mercato internazionale. Dalle centrali elettriche alle aziende casearie, dalle fabbriche meccaniche agli stabilimenti tessili, il ventaglio di possibilità che si apre è davvero ampio. Infine, questo tipo di offerta può contribuire a riqualificare i contesti aziendali mostrando la realtà delle cose nel 2025. A ciò va aggiunto l’indotto economico finora inespresso e che potrebbe letteralmente esplodere tra ingressi, biglietti e acquisti di fine visita.

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