C’era una volta la montagna

Il turismo invernale complice il cambiamento climatico sta cambiando rapidamente vediamo come

Lo certificano i dati dell’Osservatorio sul Turismo di Confcommercio in collaborazione con Swg per il primo trimestre 2024: fra inflazione, clima mite e cambiamento climatico, saranno appena 8,3 milioni gli italiani in vacanza con destinazione la montagna di cui, però, circa il 62% pernotterà per appena due notti, sintomo che la crisi c’è ed il rincaro dei prezzi si fa sentire. Il restante 29% dormirà tra le 3 e le 5 notti e solamente il 9%, per più di 5 notti.

Questo cosa ci dice? Che è definitivamente tramontato il “mito” della settimana bianca? In parte sì, ma quali sono le cause? In primis i bassi salari, rimasti invariati negli ultimi 32 anni ed erosi progressivamente dall’inflazione (attualmente all’8%). Senza interventi da parte della politica in tal senso, chiaramente le famiglie tenderanno a risparmiare sulle “spese accessorie” e sui “beni non durevoli”, chiaramente in primis sulle vacanze. Poi abbiamo l’elefante nella stanza, ossia il cambiamento climatico di cui siamo artefici e, per risolvere alla carenza di neve, usiamo quella artificiale non senza costi economici ed ambientali indifferenti. Secondo l’analisi, poi, la spesa media sarà di circa 350 euro con alberghi, resort e campeggi invernali in prima fila specialmente lungo l’arco alpino.

Mete esclusivamente italiane nell’87% dei casi, con in testa il Trentino – oltre un quarto delle preferenze – seguito a distanza da Lombardia, Alto Adige e Valle d’Aosta. Poi, nell’ordine, Veneto, Piemonte e Friuli. Le altre regioni con offerta turistica montana totalizzano complessivamente circa il 20% delle preferenze: un divario che resta significativo, considerando anche l’estensione geografica della catena degli Appennini. C’è però un 10% di amanti della neve oltre confine, principalmente sui crinali alpini di Svizzera e Francia, mentre il 3% degli intervistati è intenzionato a trascorrere periodi di vacanza sulle montagne tanto italiane quanto di altri Paesi.

Insomma il turismo montano si va evolvendo con un maggior numero di persone che non pratica più i classici sport invernali, ma ben il 40% che dichiara di essere intenzionato ad effettuare escursioni naturalistiche, il tutto in una prospettiva di adattamento sia degli impianti, che delle località per essere sempre più attrattive ed aperte tutto l’anno.

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