Il cambiamento climatico sta trasformando i flussi turistici anche in Italia, allungando le stagioni e modificando le tradizionali dinamiche del settore. L’aumento delle temperature e la riduzione delle piogge in alcuni periodi dell’anno stanno rendendo mesi una volta considerati “di bassa stagione” sempre più attrattivi per i visitatori, con un impatto significativo su destinazioni turistiche sia costiere che montane.
Cambiamento climatico e turismo: cosa sta succedendo
Secondo recenti dati dell’Osservatorio Nazionale del Turismo, nel 2023 si è registrato un aumento del 15% nelle prenotazioni per settembre e ottobre rispetto all’anno precedente.
Destinazioni balneari come la Sardegna e la Puglia, tradizionalmente affollate nei soli mesi estivi, stanno vedendo un incremento di visitatori durante la tarda estate e l’inizio dell’autunno. Temperature miti, che si mantengono sopra i 25°C fino ad ottobre, rendono queste località ideali per un turismo meno caotico.
Anche le destinazioni montane stanno sperimentando cambiamenti significativi.
Se gli inverni sempre più brevi mettono a rischio il turismo sciistico, le stagioni primaverili ed estive stanno diventando cruciali per il trekking e altre attività all’aperto.
Il Trentino-Alto Adige, per esempio, ha visto un incremento del 20% nei flussi turistici estivi rispetto al 2019, grazie a temperature più stabili e un prolungamento della stagione escursionistica.
Questo fenomeno comporta opportunità e sfide.
Da un lato, l’allungamento delle stagioni consente di distribuire meglio i flussi turistici, riducendo il sovraffollamento nei mesi di punta. Dall’altro, richiede un ripensamento delle infrastrutture e delle strategie di marketing per adattarsi a un turismo sempre più destagionalizzato.
La crescente sensibilità verso viaggi sostenibili si intreccia con questa tendenza, spingendo sia i turisti che gli operatori a rivalutare periodi e modalità di viaggio, dimostrando come il cambiamento climatico, pur nei suoi risvolti negativi, stia anche ridefinendo il panorama turistico italiano.
Lo confermano i dati del CISET (Centro Internazionale di studi sull’economia turistica) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia riportati dalla professoressa Valeria Minghetti, la quale citando i casi di Cavallino Treporti, che vede ogni anno allungarsi sempre di più la “coda” della stagione turistica e le isole greche come Cipro e Creta, sempre più orientate ad accogliere un turismo invernale date le eccessive temperature nei mesi estivi.
Anche il fenomeno dell’overtourtism in qualche modo consegue ai cambiamenti climatici, con le folle che preferiscono evitare mete troppo calde in estate. Dunque, è importante porsi il tema della gestione dei flussi, in quanto il complesso fenomeno non è di per sé negativo, bensì, molto dipende da come viene gestito.
In conclusione, l’Italia, meta prediletta del turismo nordeuropeo e nordamericano risente del cambiamento climatico e si deve attrezzare prima e meglio di altre località e paesi per poterlo gestire garantendo un turismo autenticamente sostenibile, armonico con le esigenze delle popolazioni residenti e con l’equilibrio dei territori ospiti.