Nel 2024 la domanda del turismo nel Mezzogiorno si è dimostrata dinamica e vivace. A trainare il comparto è principalmente il turismo culturale, cui si deve il 53% dell’intero volume. Si tratta di una percentuale in crescita del 4,1% rispetto al 2023, che da un lato evidenzia la fortissima attrattiva del Sud Italia agli occhi degli stranieri, mentre dall’altro sottolinea la necessità di rilanciare la domanda domestica.
Il turismo nel Mezzogiorno

Il turismo nel Mezzogiorno rappresenta una delle risorse più importanti per l’economia ed è sostenuto principalmente da un pubblico straniero, mentre l’area risente di un calo di flussi interni. A dirlo sono i dati di SRM, centro studi e ricerche collegato a Intesa San Paolo, secondo cui i flussi turistici del 2024 sono stati letteralmente trainati dal turismo culturale, che ha coperto il 53% degli arrivi totali. Questo dato supera del 4,1% il risultato del 2023, e conferma l’interesse crescente dei viaggiatori nelle tradizioni, nell’arte e nel patrimonio culturale del Sud Italia.
In particolare, la cultura rappresenta il 44% delle presenze complessive (in Italia arriva al 42%) del Mezzogiorno, che nel 2024 hanno superato i 40 milioni, di cui: 3,6 milioni nei comuni a vocazione culturale; 36,4 milioni nei comuni a vocazione marittima o montana collegati al culturale. Se a questi numeri si aggiungono i risultati delle grandi città, caratterizzate da un turismo multidirezionale che include anche quello culturale, si arriva al 53% di cui sopra.
Campania regina del turismo culturale del Sud

I dati appena esposti riguardano tutto il Mezzogiorno, ma è importante specificare che la regione che più beneficia degli effetti del turismo culturale è la Campania, dove l’impatto della cultura pesa nella misura del 67% sulla totalità dei flussi. A livello regionale, le presenze legate al turismo culturale nel 2024 sono state pari a 10,5 milioni, pari al 26% del totale del dato meridionale. In Campania le presenze totali ricollegabili alla cultura rappresentano il 49%, con Napoli a far da traino grazie al suo enorme patrimonio e agli eventi.
Se si considerano anche i dati delle grandi città, infatti, il peso del turismo culturale arriva al 67% già menzionato. Qui, inoltre, arrivano più stranieri rispetto al resto del Mezzogiorno (61,6% del totale regionale verso il 47,1% del Sud complessivo) e al resto d’Italia (dove gli ospiti stranieri sono circa il 49%). Un altro dato positivo della Campania è quello della permanenza, che arriva a 3,6 giorni.
L’attrattiva culturale della Regione è infatti enorme, e lo dimostrano anche i dati del Ministero della Cultura, che nella top 30 dei luoghi più visitati del 2024 indicano ben 7 siti campani (gli unici del Sud Italia): il Parco Archeologico di Pompei (terza posizione); la Reggia di Caserta (ottava posizione); il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (quindicesima posizione); il Parco Archeologico di Ercolano; il Parco Archeologico di Paestum; il Palazzo Reale di Napoli; Castel Sant’Elmo.
La provenienza dei flussi e l’Open Air

I dati che riguardano la provenienza dei flussi turistici del Mezzogiorno parlano di una preponderanza degli stranieri sui viaggiatori domestici, e di una dinamicità fortemente sbilanciata a favore dei primi. Nel 2024, infatti, i flussi internazionali nel Mezzogiorno sono aumentati del 9,9% rispetto all’anno precedente, mentre la domanda interna è scesa dello 0,5%. Se da un lato, quindi, si sta facendo un buon lavoro con la promozione fuori confine, è evidente, dall’altro, la necessità di rilanciare la domanda domestica.
C’è bisogno di migliorare la distribuzione territoriale dei flussi e favorire la destagionalizzazione, per attirare anche una platea nazionale. Solo in questo modo, infatti, il turismo culturale può accrescere la propria importanza e restituire risultati positivi anche in termini di occupazione, inclusione e coesione. Proprio come l’Open Air, anche il turismo culturale sembra interessare più agli stranieri che agli italiani, quindi, tuttavia l’adozione di una giusta strategia e un approccio orientato al risultato possono invertire la rotta senza perdere appeal per il pubblico internazionale.
Quello di cui c’è veramente bisogno sono le infrastrutture, i collegamenti e i servizi: il turismo culturale, così come quello Open Air, devono essere supportati da una struttura portante più solida, a cui affiancare una comunicazione più efficace e una direzione che incontri le esigenze di sostenibilità e accessibilità.





