Come sarà il futuro dell’ospitalità all’aria aperta nei prossimi 10 anni? Questo è stato uno degli argomenti di maggiore interesse del Forum Open Air 2025 che, tra filosofia del viaggio, cultura sociale e sviluppi tecnologici, ha tracciato il percorso che il settore dovrebbe seguire nel prossimo decennio per rimanere competitivo, attrattivo e di rilievo.
Open Air in Italia: una storia di evoluzione green

Nel corso del tempo, la vacanza all’aria aperta è passata dall’essere una vacanza economica e basica, caratterizzata da praticità e spirito di adattamento, ad una modalità che coniuga il contatto con la natura, senza rinunciare al comfort. L’evoluzione è stata notevole, tanto che oggi nelle strutture Open Air non si trovano più solamente piazzole di sosta e tende, ma sono diverse le soluzioni alloggiative disponibili: lodge tent, mobil home, bungalow, bubble, case sull’albero.
La massima espressione di come è cambiato il settore negli ultimi decenni è senza ombra di dubbio il glamping, una versione lussuosa e confortevole del camping, che tiene anche conto dell’impatto sull’ambiente e di una certa estetica. Oggi infatti, il design, la sostenibilità e l’instagrammabilità sono tra gli elementi a cui si dà maggior risalto nell’accoglienza Open Air. Gli ospiti delle strutture all’aria aperta sono cambiati, si sono evoluti, e con loro è mutato anche il settore stesso.
Il futuro dell’ospitalità all’aria aperta

Tra 10 anni però, anche il glamping potrebbe aver esaurito la sua spinta, e il settore si troverà di fronte un pubblico ancora diverso. Ne ha parlato al Forum Open Air 2025 Višen Slamar – Architecture & Interior Studio, Tissa&Partners: “Gli ospiti di domani saranno per il 24% gli appartenenti alla Generazione Z, e per il 23% gli appartenenti alla Generazione Alfa”. Bisognerà andare incontro ai loro bisogni e valorizzare gli aspetti che tengono in maggior considerazione, quindi, per continuare ad essere competitivi nel settore.
In particolare, gli argomenti che nel futuro del settore saranno più rilevanti riguardano: l’esperienza, che avrà più peso del prezzo, se di alta qualità; l’autenticità, che avrà la meglio sull’artificialità; il design e l’estetica, che vinceranno sul basic; la digitalizzazione; il km 0 e il patrimonio locale; il benessere psicofisico attivo, che prevarrà sulla vacanza sedentaria; la sostenibilità, che assumerà un ruolo centrale nel settore; l’attenzione all’alimentazione, ai percorsi sensoriali, alla meditazione.
Gli adolescenti del 2025, domani rappresenteranno la gran parte della domanda e dell’offerta, tanto da ospiti quanto da operatori. Per queste generazioni lo storytelling assume un rilievo sempre maggiore, e di conseguenza, saper raccontare un territorio sarà la chiave per renderlo attrattivo. Già da ora, infatti, le esperienze immersive, che fanno vivere in prima persona attività e tradizioni, sono il principale elemento di spinta verso una destinazione. In questo senso, non si deve sottovalutare la cosiddetta “gamification” della destinazione, ossia la capacità di intrattenere, interessare e coinvolgere il pubblico anche attraverso challenge sui social, viralità e trend topic.
Il ruolo della cultura nella motivazione della vacanza

Il ruolo della cultura diventerà quindi centrale nella motivazione della vacanza, e per il futuro dell’ospitalità all’aria aperta, e assumerà un carattere ancora più preponderante rispetto al passato. Come spiega Ernesto Di Rienzo, Docente di Antropologia del turismo all’Università di Tor Vergata, “Il turismo è un fenomeno complesso, che richiede approcci multidisciplinari e soluzioni complesse”. L’offerta, come si sa, deve soddisfare i bisogni della domanda, la quale è guidata dalla cultura, che definisce i confini del desiderabile soggettivo. Per questo, un approccio antropologico al turismo è tanto importante quanto le indagini di mercato, le strategie di marketing e gli aspetti più tecnici.
In futuro si guarderà molto più ad aspetti a cui oggi si presta un’attenzione marginale, così come oggi si dà rilievo a cose a cui in passato non si pensava minimamente. Il turista contemporaneo è diverso da quello di ieri e da quello di domani per motivi sia culturali che sociali.
Oggi, infatti, il viaggio non è più solamente gestione del tempo libero, ma un qualcosa attraverso cui le persone si descrivono e si identificano. Ne fa fede la presenza fissa del settore turistico sulle principali testate giornalistiche, nelle homepage dei social network e nelle conversazioni tra amici, ma anche la diffusione dei prestiti per i viaggi e il fatto che, pur di non rinunciare a partire, sono in molti ad indebitarsi. Questo trend aumenterà ancora nei prossimi 10 anni, e per come si va configurando il turista post-moderno, l’Open Air saprà rispondere meglio di altri comparti alle esigenze del futuro.
L’Open Air è il turismo del futuro
Non è affatto eccessivo affermare che l’Open Air rappresenti il turismo del futuro, in quanto il comparto va incontro ai bisogni sia dei turisti di oggi che a quelli di domani, intercettando e anticipando esigenze e trend. Lo fa abbattendo le barriere sociali, creando comunità territoriali che vanno oltre la geografia e i confini burocratici, valorizzando i territori e il loro patrimonio sia culturale che umano, sia ambientale che tradizionale. L’Open Air, in particolare, soddisfa il bisogno di autenticità, esperienzialità, natura, rapporti sociali, sostenibilità e ricerca del benessere, che caratterizza il viaggiatore moderno e che sarà ancora più forte nel futuro prossimo.





