Con gli anni abbiamo imparato che delle città e delle Provincie più vivibili possono fare da volano per il turismo, influenzarne i flussi e cambiarne addirittura il volto. Ebbene l’annuale classifica del sole 24 ore oggi pubblicata qui, ci restituisce un importante immagine del nostro Paese. Sono più di 15 per categoria gli indicatori (e ben sei i settori diversi) che hanno permesso la stesura della classifica e che ne influenzano il ranking delle varie Provincie. Sul podio, quest’anno ritroviamo la pluripremiata Bologna seguita dalle anch’esse già premiate in passato Bolzano e Firenze (ai tempi della Sars) e seguita da Siena al quarto posto e Trento. I 90 diversi indicatori, suddivisi in 6 macro-categorie tematiche, spaziano dalla ricchezza del territorio, agli affari e lavoro, la demografia e i servizi fino alla giustizia e tempo libero.
La capitale, invece, si piazza al 31° posto perdendo ben 18 posizioni sull’ultimo anno ed a pesare sono proprio le macro-categorie “ambiente servizi” e “cultura e tempo libero”, oltreché ad una forte litigiosità dei suoi cittadini. Milano invece perde posizioni per il “caro affitti” e l’alto costo della vita che la porta all’ottava posizione, facendone perdere così ben 6 in un solo anno, mentre resta ben salda la posizione del Trentino Alto Adige, con la città di Bolzano ed il quinto posto alla provincia di Trento.
Purtroppo le Provincie del sud si trovano tutte in fondo alla classifica, con la Calabria agli ultimi posti. Un ritardo storico ed atavico, difficilmente recuperabile anche se si spera nei fondi del PNRR per migliorare la penetrazione della banda larga e la mancanza di asili nido e di servizi alle famiglie. Ultima in classifica è infatti Crotone con i punteggi più bassi proprio nella cultura e tempo libero, oltreché in “ricchezza e consumi”. Ricordiamo che la classifica venne pubblicata per la prima volta nell’ottobre del 1990, anticipando così il data journalism, l’utilizzo delle statistiche nei giornali e creando il primo indicatore composito per misurare la qualità della vita nel nostro Paese quando ancora non era presente il BES (l’indice e di Benessere Economico e Sociale creato nel 2015 dall’ISTAT e da allora presente nel Documento di Economia e Finanza).